presentazione libro

testo tratto dalla presentazione:

“…L’alfabeto mandala dei fiori propone un “nuovo linguaggio” definito dal suo codice e dal suo ritmo.

Per comprendere questo nuovo linguaggio ci poniamo due domande: cosa è un fiore? cosa è un mandala?

Non ci interressa ora la definizione del dizionario ( tipo scientifica, tecnica, storica…) ma quella che nasce dall’esperienza diretta, ovvero dall’esperienza di “io” che agisco per raggiungere l’essenza del fiore e l’essenza del mandala.

Domanda: “che cosa è un fiore?”. Risposta:… colore? vita? emozione? elemento vegetale?… Per spiegare a un bambino (o al bambino che è in noi) che cosa è un fiore, ci si mette in cammino, perché la risposta va cercata nel fiore: è incontrare il fiore e chiedergli “chi sei?”. Questo significa parlare con il fiore; se pongo una domanda vuol dire che sto dialogando con un essere a cui chiedo di rispondere. La risposta c’è e si trova all’interno del fiore, ovvero all’interno di noi stessi. Per accedere al fiore ho creato un luogo dove poterlo incontrare, un luogo speciale, direi intimo, assolutamente segreto e individuale e unico; una sorta di spazio scenico che ha una sua forma, quella del cerchio perché nel cerchio il fiore è a suo agio e scopro che anche io, in qualità di essere vivente , sono a mio agio. Quel cerchio è il luogo dello spazio scenico dove va in scena il racconto del fiore che si manifesta a me, e si racconta. È questo l’essenziale e l’essenza dell’alfabeto è codificare, dare spazio consono affinchè il fiore possa raccontarsi, ovvero aprirsi a me. E come riflesso, aprendosi lui mi apro io. Inizia l’ascolto come in uno spazio scenico teatrale dove lo spettatore ascolta l’attore riflettendosi in esso. L’attore in questo caso è il fiore che si manifesta attraverso il suo racconto e premette a me spettatore di riflettermi nel suo racconto.

Potendo dire che il mandala è il luogo dell’incontro tra ciò che si rappresenta dentro quello spazio e io che osservo, che guardo. Ma non si tratta solo di osservazione in questo caso, perché in questo spazio scenico del mandala, in quel cerchio, io agisco anche appoggiandomi sulla manifestazione del fiore. Il modo in cui si manifesta quale è? Il colore, la forma; come nello spazio scenico utilizzo luci, colori, forme, scenografia, suono e parola, nello spazio scenico del mandala il fiore aprendosi (metafora) fisicamente a me, mi offre gli elementi del suo linguaggio appunto il colore, la forma e io faccio esperienza: vivo il suo colore, le sue forme e nel viverle creo un ritmo, lo faccio con un ritmo che silenziosamente riconosco essere il ritmo del fiore. Quindi la musica che si genera accade nel silenzio, nell’ascolto di me spettatore che agisco, pongo azione all’interno dello spazio circolare e inizio ad ascoltare che ogni colore ha un suo ritmo (una sua tonalità), che ogni forma ha un suo ritmo (carattere) e inizio a cogliere il valore e la qualità della sfumatura, i sentimenti e le emozioni che suscitano l’uso di un colore piuttosto che di un altro, quella forma piuttosto che un’altra; quel gesto che utilizzo per stendere il colore, l’intensità che metto per raggiugere quel colore, quella particolare gradazione.

Tutto avviene nel ritmo del pulsare del centro umano del cuore che riconosce il fiore come una parte (spirituale) di se. Non scopro solo il colore e la forma ma scopro e vivo il ritmo del fiore e si riaccendono alla memoria le leggi del cosmo. Tutto è condensato e rappresentato nel cerchio, in questo spazio circoscritto che ha quella forma circolare. Quel segno del cerchio con il riconoscimento del suo punto centrale (equidistante) inizia ora ad assumere di significato, rappresentandosi dall’interno… e sento che in quel cerchio c’è un cielo stellato, ci sono le leggi del cosmo, e se ci sono le leggi del cosmo ci sono riflesse le leggi dell’uomo, ovvero della vita del macrocosmo e del microcosmo come riflesso del macro.

E la definizione del mandala, nell’espressione /rapprensetazione del fiore acquista nome e significato. Ora, posso rispondere alla domanda che cosa è un “fiore mandala” e i bambini hanno dato la risposta durante l’esperienza: un luogo di luce che prende sostanza nel colore e nella forma.

Un luogo dove la luce si manifesta nella forma, nel colore, nel ritmo e nell’odore.

E come architetto in questo momento direi: una piccola architettura conformata nel suono e nel calore”.
Silvia